Questo sito, redatto dal Dott Paolo Roccucci, Responsabile della struttura semplice di Chirurgia Vertebrale della U.O. di Neurochirurgia dell'Ospedale di Legnano, è indirizzato ai pazienti interessati alle novità sulle nuove tecnologie disponibili in chirurgia vertebrale, con particolare riguardo alla navigazione vertebrale con O-ARM, un sistema che fornisce immagini simili ad una TAC intraoperatoria ed aumenta significativamente la sicurezza per il paziente.
Dal 2019 è disponibile, per ora solo all'Ospedale di Legnano, un'altra nuova tecnologia, l'esoscopio, che si propone come valida alternativa al classico microscopio operatorio, Si tratta di una metodica con cui il chirurgo opera con immagini 3D guardando direttamente lo schermo e utilizzando occhiali specifici come in ogni tecnologia 3D. La qualità delle immagini risulta nettamente superiore a quella del microscopio operatorio, con possibilità di ingrandimento e risoluzione delle immagini nettamente superiori.
Per quanto riguarda la chirurgia spinale, in casi di patologia tumorale intradurale spinale, rappresenta un indubbio passo in avanti, agevolando sensibilmente la loro rimozione, grazie ad una maggiore risoluzione e ad una incredibile tridimensionalità e profondità di campo, mai raggiungibili con altre tecnologie.
Il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio , routinariamente utilizzato nella nostra divisione, rappresenta la terza e non ultima moderna tecnologia fondamentale per aumentare la sicurezza del paziente in chirurgia vertebrale.
Il vantaggio offerto da queste tecnologie è importante a livello dorsale e lombare, dove si concentra la maqgior parte della patologia spinale, ma diviene assolutamente fondamentale sia a livello cervicale, sia nella rimozione dei tumori intradurali, dove l'elevato rischio operatorio per il paziente viene ridotto notevolmente dal loro utilizzo.
CONCETTI BASE DELLA CHIRURGIA VERTEBRALE
La colonna vertebrale è costituita da un insieme di segmenti, costituiti ad ogni livello dai due corpi vertebrali adiacenti, dalle articolazioni vertebrali, dal disco intervertebrale e dai legamenti. Quando questi elementi assolvono il loro compito, il segmento vertebrale è "stabile", nel senso che garantisce un certo grado di movimento su tutti i piani, senza causare dolore o disturbi di tipo neurologico.
Quando una patologia colpisce uno o più di questi elementi, si può arrivare ad una condizione cosiddetta di "instabilità", che può creare dolore o disturbi neurologici.
In questo caso per risolvere i disturbi è necessario ricorrere ad una "stabilizzazione" del segmento coinvolto mediante una procedura che viene definita osteosintesi,
L'osteosintesi consiste nell'inserimento all'interno dei peduncoli e dei corpi vertebrali di viti che vengono poi collegate tra loro con barre metalliche.
In chirurgia vertebrale l'osteosintesi rappresenta quindi una fase fondamentale dell'intervento chirurgico di difficile e talora rischiosa esecuzione, necessario in numerose patologie in cui si venga a creare una situazione di "instabilità primaria" (cioè creata direttamente dalla malattia) o "secondaria" (cioè che si crea necessariamente nel corso di un intervento per potere liberare strutture nervose inizialmente molto compresse per fenomeni spesso artrosici, come nelle stenosi del canale lombare ad esempio)
Si ricorre a tale procedura in diversi casi di patologia traumatica, tumorale, infettiva, o degenerativa, specie in pazienti con stenosi del canale o spondilolistesi.
La tecnica classica di esecuzione dell'osteosintesi è quella in cui si utilizza un controllo intraoperatorio con radioscopia. Questo consente di verificare il posizionamento delle viti solo su uno o al massimo due piani, ed è per questo motivo che gli studi internazionali della letteratura medica documentano un tasso di malposizionamento dei mezzi di sintesi in una percentuale variabile nelle varie casistiche dal 13 al 28% dei casi. Considerato che a causa delle ridotte dimensioni dei peduncoli vertebrali la tolleranza all'errore è minima, e che a pochi millimetri dal punto di corretto posizionamento delle viti sono situati il midollo spinale o le radici nervose, ciò potrebbe determinare in casi sfortunati l'insorgenza di disturbi neurologici, talora anche importanti.
Negli ultimi anni sono state introdotte in chirurgia vertebrale nuove tecnologie che permettono di praticare osteosintesi in modo sicuro e spesso mininvasivo percutaneo. Una delle più importanti tecnologie fornite oggi al chirurgo spinale è rappresentato da un sofisticato sistema chiamato O-ARM, che è in grado di acquisire immagini 3D del paziente direttamente dal letto operatorio, e che collegato ad un sistema di navigazione vertebrale consente al chirurgo di verificare in modo continuativo ed in tempo reale su ogni piano il posizionamento delle viti all'interno delle vertebre. Il malposizionamento delle viti si riduce così al di sotto del 2 %.
La precisione e l'affidabilità di questo sistema rende molto più sicura una osteosintesi vertebrale, e al contempo consente al chirurgo di effettuare in alcuni casi delle osteosintesi totalmente percutanee, evitando così il notevole danno muscolare prodotto da un classico intervento a cielo aperto.
Grazie ad appositi strumenti navigabili, è poi possibile estendere i benefici dell' O-ARM anche ai pazienti affetti da fratture osteoporotiche, che possono essere trattati in modo percutaneo con la tecnica di cifo o vertebroplastica (cioè con iniezione di cemento acrilico all'interno delle vertebre fratturate), associabile eventualmente ad una osteosintesi percutanea.
La sicurezza del paziente viene garantita anche da altre tecnologie, quali il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, che consente di sorvegliare costantemente durante l'intervento la funzionalità del midollo spinale e delle radici nervose, in modo da ridurre il rischio di provocare un danno neurologico durante l'esecuzione di manovre chirurgiche particolarmente a rischio.
Dal 2019 è disponibile, per ora solo all'Ospedale di Legnano, un'altra nuova tecnologia, l'esoscopio, che si propone come valida alternativa al classico microscopio operatorio, Si tratta di una metodica con cui il chirurgo opera con immagini 3D guardando direttamente lo schermo e utilizzando occhiali specifici come in ogni tecnologia 3D. La qualità delle immagini risulta nettamente superiore a quella del microscopio operatorio, con possibilità di ingrandimento e risoluzione delle immagini nettamente superiori.
Per quanto riguarda la chirurgia spinale, in casi di patologia tumorale intradurale spinale, rappresenta un indubbio passo in avanti, agevolando sensibilmente la loro rimozione, grazie ad una maggiore risoluzione e ad una incredibile tridimensionalità e profondità di campo, mai raggiungibili con altre tecnologie.
Il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio , routinariamente utilizzato nella nostra divisione, rappresenta la terza e non ultima moderna tecnologia fondamentale per aumentare la sicurezza del paziente in chirurgia vertebrale.
Il vantaggio offerto da queste tecnologie è importante a livello dorsale e lombare, dove si concentra la maqgior parte della patologia spinale, ma diviene assolutamente fondamentale sia a livello cervicale, sia nella rimozione dei tumori intradurali, dove l'elevato rischio operatorio per il paziente viene ridotto notevolmente dal loro utilizzo.
CONCETTI BASE DELLA CHIRURGIA VERTEBRALE
La colonna vertebrale è costituita da un insieme di segmenti, costituiti ad ogni livello dai due corpi vertebrali adiacenti, dalle articolazioni vertebrali, dal disco intervertebrale e dai legamenti. Quando questi elementi assolvono il loro compito, il segmento vertebrale è "stabile", nel senso che garantisce un certo grado di movimento su tutti i piani, senza causare dolore o disturbi di tipo neurologico.
Quando una patologia colpisce uno o più di questi elementi, si può arrivare ad una condizione cosiddetta di "instabilità", che può creare dolore o disturbi neurologici.
In questo caso per risolvere i disturbi è necessario ricorrere ad una "stabilizzazione" del segmento coinvolto mediante una procedura che viene definita osteosintesi,
L'osteosintesi consiste nell'inserimento all'interno dei peduncoli e dei corpi vertebrali di viti che vengono poi collegate tra loro con barre metalliche.
In chirurgia vertebrale l'osteosintesi rappresenta quindi una fase fondamentale dell'intervento chirurgico di difficile e talora rischiosa esecuzione, necessario in numerose patologie in cui si venga a creare una situazione di "instabilità primaria" (cioè creata direttamente dalla malattia) o "secondaria" (cioè che si crea necessariamente nel corso di un intervento per potere liberare strutture nervose inizialmente molto compresse per fenomeni spesso artrosici, come nelle stenosi del canale lombare ad esempio)
Si ricorre a tale procedura in diversi casi di patologia traumatica, tumorale, infettiva, o degenerativa, specie in pazienti con stenosi del canale o spondilolistesi.
La tecnica classica di esecuzione dell'osteosintesi è quella in cui si utilizza un controllo intraoperatorio con radioscopia. Questo consente di verificare il posizionamento delle viti solo su uno o al massimo due piani, ed è per questo motivo che gli studi internazionali della letteratura medica documentano un tasso di malposizionamento dei mezzi di sintesi in una percentuale variabile nelle varie casistiche dal 13 al 28% dei casi. Considerato che a causa delle ridotte dimensioni dei peduncoli vertebrali la tolleranza all'errore è minima, e che a pochi millimetri dal punto di corretto posizionamento delle viti sono situati il midollo spinale o le radici nervose, ciò potrebbe determinare in casi sfortunati l'insorgenza di disturbi neurologici, talora anche importanti.
Negli ultimi anni sono state introdotte in chirurgia vertebrale nuove tecnologie che permettono di praticare osteosintesi in modo sicuro e spesso mininvasivo percutaneo. Una delle più importanti tecnologie fornite oggi al chirurgo spinale è rappresentato da un sofisticato sistema chiamato O-ARM, che è in grado di acquisire immagini 3D del paziente direttamente dal letto operatorio, e che collegato ad un sistema di navigazione vertebrale consente al chirurgo di verificare in modo continuativo ed in tempo reale su ogni piano il posizionamento delle viti all'interno delle vertebre. Il malposizionamento delle viti si riduce così al di sotto del 2 %.
La precisione e l'affidabilità di questo sistema rende molto più sicura una osteosintesi vertebrale, e al contempo consente al chirurgo di effettuare in alcuni casi delle osteosintesi totalmente percutanee, evitando così il notevole danno muscolare prodotto da un classico intervento a cielo aperto.
Grazie ad appositi strumenti navigabili, è poi possibile estendere i benefici dell' O-ARM anche ai pazienti affetti da fratture osteoporotiche, che possono essere trattati in modo percutaneo con la tecnica di cifo o vertebroplastica (cioè con iniezione di cemento acrilico all'interno delle vertebre fratturate), associabile eventualmente ad una osteosintesi percutanea.
La sicurezza del paziente viene garantita anche da altre tecnologie, quali il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, che consente di sorvegliare costantemente durante l'intervento la funzionalità del midollo spinale e delle radici nervose, in modo da ridurre il rischio di provocare un danno neurologico durante l'esecuzione di manovre chirurgiche particolarmente a rischio.