CHIRURGIA CERVICALE
eLe patologie cervicali che possono beneficiare di un trattamento chirurgico sono numerose:
- Patologie degenerative (ernia del disco cervicale, mielopatia da stenosi del canale cervicale) - patologie traumatiche (fratture o lussazioni) - patologie tumorali a carico di: * struttura ossee vertebrali (tumori primitivi e metastasi) * strutture nervose (neurinoma, meningioma, glioma) Anche nel caso della chirurgia cervicale possiamo avere un grosso vantaqgio utilizzando le nuove tecnologie. L'autore utilizza di routine le seguenti: - navigazione vertebrale con O-ARM per ridurre il rischio di malposizionamento dei mezzi di sintesi, o per localizzare in modo preciso e rimuovere tumori intradurali - monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio per monitorare in modo continuo la funzionalità midollare durante la procedura chirurgica - ingrandimento visivo con ESOSCOPIO in caso di rimozione di tumori intradurali (meningiomi e neurinomi sopratutto). Tale tecnologia consente di utilizzare immagini 3D ad alta risoluzione, superiori come qualità rispetto a quelle fornite dal normale microscopio operatorio |
INTERVENTO PER VIA POSTERIORE
Un intervento per via posteriore permette di ottenere decompressione anche ampia delle strutture nervose (midollo spinale e radici nervose) attraverso la rimozione della porzione posteriore delle vertebre ( laminectomia).
In alcuni casi di stenosi del canale cervicale, per prevenire una cifosi post-operatoria che condurrebbe ad un nuovo peggioramento clinico, la parte posteriore delle vertebre, non viene rimossa, ma ribaltata da un lato e tenuta sollevata in sede con placchette e viti in titanio (intervento di laminoplastica). In patologie invece gravate da alta instabilità o da potenziale instabilità (fratture, lussazioni, tumori vertebrali, o alcuni casi di stenosi del canale cervicale) alla fase di decompressione con laminectomia può essere poi associato una stabilizzazione del rachide mediante osteosintesi con barre agganciate a viti inserite in punti precisi della vertebra (masse laterali di C1, peduncoli di C2 e C7, processi articolari da C3 a C6). In questi delicati interventi di osteosintesi, al fine di aumentare la sicurezza per il paziente utilizziamo sempre nella nostra divisione un sistema di monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, e un sistema di navigazione in tempo reale con O-ARM (vedi capitoli dedicati a queste metodiche) |
INTERVENTO PER VIA ANTERIORE
Un intervento per via anteriore permette di decomprimere il midollo spinale o le radici nervose in caso di loro compressione da parte di patologia a sviluppo anteriore ad origine degenerativa (ernie discali o osteofitosi da spondilosi cervicale), tumorale o traumatica (fratture o lussazioni).
Una fase comune ad ognuno di questi interventi è la rimozione del disco intervertebrale (discectomia). In caso di ernia discale cervicale si inserisce poi al posto del disco intervertebrale una gabbia riempita di matrice ossea, per ottenere una successiva artrodesi.
In casi di patologie più importanti (gravi spondilosi multiple, tumori o fratture) è necessario talora rimuovere due o più dischi intervertebrali ed addirittura uno o più corpi vertebrali e ricostruire poi la stabilità del segmento con protesi (gabbia intersomatica) e
placche avvitate nei corpi delle vertebre adiacenti.
Anche in questo caso per ridurre il rischio operatorio,
utilizziamo sempre un monitoraggio neurofisiologico
intraoperatorio
Una fase comune ad ognuno di questi interventi è la rimozione del disco intervertebrale (discectomia). In caso di ernia discale cervicale si inserisce poi al posto del disco intervertebrale una gabbia riempita di matrice ossea, per ottenere una successiva artrodesi.
In casi di patologie più importanti (gravi spondilosi multiple, tumori o fratture) è necessario talora rimuovere due o più dischi intervertebrali ed addirittura uno o più corpi vertebrali e ricostruire poi la stabilità del segmento con protesi (gabbia intersomatica) e
placche avvitate nei corpi delle vertebre adiacenti.
Anche in questo caso per ridurre il rischio operatorio,
utilizziamo sempre un monitoraggio neurofisiologico
intraoperatorio